Il governo Meloni sta lavorando a un testo di legge sul fine vita, ma non arriverà al Senato il 17 giugno come previsto. Il dibattito tra i cattolici si polarizza in due fazioni. La prima è composta da quelli che vedono la necessità di una legge, richiesta dalla Corte costituzionale da sei anni, e cercano di ottenere il “male minore”. Nella seconda troviamo i cattolici più conservatori, pronti a opporsi al fine vita.
La Conferenza ep iscopale italiana, guidata dal progressista Matteo Zuppi, si colloca in una posizione moderata. Pur opposendosi al suicidio assistito, aprono alla discussione e sottolineano l’importanza delle cure palliative come strumento di dignità per il malato. Il vicepresidente della Cei, Francesco Savino, ha affermato la sua soddisfazione per il dibattito politico su questo tema. Tuttavia, il Papa e i vescovi si allineano contro qualsiasi forma di suicidio assistito, pur riconoscendo che una legge passata dalla maggioranza di centrodestra sarebbe preferibile rispetto a una di centrosinistra.
Dall’altra parte, i cattolici più radicali, già organizzati per protestare, considerano inaccettabile anche solo l’idea di una legge sul suicidio assistito. Questo gruppo ha in programma un convegno il 24 giugno, accusando il governo di legittimare l’eutanasia. La loro tesi afferma che l’approvazione di una legge più “moderata” potrebbe facilmente portare a forme più estreme nel futuro.
Anche giuristi cattolici, come quelli del Centro Livatino, si oppongono al fine vita. All’interno del governo ci sono voci che chiedono cautela riguardo a un possibile provvedimento, evidenziando un clima di incertezza e tensione tra i sostenitori di leggi sul fine vita.
Elaborazione AI: RassegnaNotizie.it
Fonte: www.huffingtonpost.it