Il direttore del dipartimento di Psicologia e scienze cognitive dell’Università di Trento, Gianluca Esposito, e il ricercatore Andrea Bizzego stanno lavorando a un progetto per aiutare i bambini e gli adolescenti palestinesi con disturbo da stress post-traumatico utilizzando l’intelligenza artificiale. Il progetto è nato per supportare i centri di accoglienza nei sobborghi di Doha, in Qatar, che ospitano bambini e giovani adolescenti orfani di guerra o senza genitori.
Il sistema basato sull’intelligenza artificiale sviluppato a Rovereto aiuta nell’identificazione precoce dei disturbi psichiatrici, analizzando la mole di dati dei bambini curati e di quelli in altri contesti. L’intelligenza artificiale fornisce gli indicatori di rischio precoce, ma non fa la diagnosi, che rimane fondamentale la componente umana. Il modello predittivo è in grado di identificare quali bambini presentano condizioni più vicine a quelle di una diagnosi psichiatrica.
Il progetto, finanziato con centomila dollari dal Ministero della ricerca e della salute del Qatar, è ancora in fase preliminare e si concentra su maschi dai 12 ai 18 anni. L’obiettivo è sviluppare un software che, tramite l’analisi della voce e una serie di azioni, possa identificare i sintomi del disturbo post-traumatico da stress, dell’ansia e della depressione. Il progetto prevede anche la possibilità di investire parte del finanziamento su Rovereto, ma per ora si è deciso di spendere tutto in tecnologie e operatori sul campo.
L’intelligenza artificiale è e deve rimanere uno strumento a disposizione dell’esperto, in grado di fornire risultati impressionanti, come quelli ottenuti in uno studio sulle sedute psichiatriche tra l’Italia, Doha e Londra. Tuttavia, i sistemi di intelligenza artificiale hanno bisogno di dati reali costantemente aggiornati, dati che solo gli esperti possono supervisionare. Pertanto, è importante mantenere l’equilibrio tra l’uso dell’intelligenza artificiale e la componente umana.
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