La Striscia di Gaza è teatro di una nuova fase di tensione dopo l’entrata in vigore del cessate il fuoco tra Israele e Hamas. L’esercito israeliano ha iniziato a posizionare blocchi di cemento gialli per delimitare la linea gialla, l’area destinata a rimanere sotto il controllo di Tel Aviv. La linea gialla taglia la Striscia di Gaza praticamente a metà, lasciando l’esercito israeliano a occupare il 53% del territorio.
Hamas sta cercando di riprendere il controllo della parte occidentale della Striscia di Gaza, dove si è ritirato l’esercito israeliano, scontrandosi con alcuni gruppi accusati di aver collaborato con Israele. Intanto, l’esercito israeliano rafforza i suoi avamposti militari e spara contro chiunque si avvicina alla linea gialla. Il ministro della difesa israeliano, Israel Katz, ha avvertito che chiunque supererà la linea sarà “accolto con il fuoco”.
I palestinesi sostengono che la linea gialla non è chiaramente indicata e che il confine non è mai stato definito con precisione. Il governo israeliano ha ribadito la sua volontà di mantenere il controllo della sicurezza a Gaza, mentre il primo ministro Benjamin Netanyahu ha dichiarato che sarà Israele a decidere dove e quando colpire i suoi nemici. Gli alleati di estrema destra della coalizione di governo di Netanyahu sono contrari a un ulteriore ritiro dell’esercito e all’internazionalizzazione del controllo su Gaza.
La situazione è ancora più complicata a causa della mancanza di chiarezza sulle intenzioni a lungo termine dell’amministrazione Trump. Il piano in venti punti annunciato da Trump prevede il ritiro delle truppe israeliane in tre fasi, ma ci sono ancora molti ostacoli da superare e interessi da conciliare per passare alla seconda fase dell’accordo, che dovrebbe comportare anche il disarmo di Hamas e l’intervento di una forza multinazionale di stabilizzazione.
