Gli sviluppi recenti nel conflitto tra Iran e Israele indicano un possibile avvicinamento alla guerra. Il governo degli Ayatollah ha mantenuto il suo programma nucleare militare, nonostante le pressioni internazionali che mirano a fermare l’arricchimento dell’uranio, considerato cruciali per prevenire la creazione di un’arma nucleare. La situazione è complicata dalla crescente influenza sciita nel Medio Oriente, che interessa diversi attori regionali, incluso Hamas nella Striscia di Gaza.
Israele ha avviato l’operazione “Rising Lion”, mirante a colpire infrastrutture nucleari iraniane, particolarmente dopo gli attacchi mortali di Hamas del 7 ottobre 2023. Il primo ministro Netanyahu ha storicamente opposto un forte rifiuto allo sviluppo nucleare iraniano, reattivamente a eventi come il bombardamento del reattore di Osirak nel 1981. Il conflitto non si limita a scontri militari, ma si riflette anche nel dibattito pubblico arabo, dove le opinioni sull’Iran variano, con molti che vedono l’Islam sciita come una minaccia.
Alcuni arabi sunniti hanno espresso sostegno per gli attacchi israeliani contro l’Iran, considerandolo un avversario pericoloso. La complessa situazione geopolitica e le lunghe storie di conflitto tra sunniti e sciiti influenzano il dibattito contemporaneo, rendendo difficile per molti Paesi arabi prendere una posizione chiara. Residuano timori storici nei confronti di Tehran, specialmente per il suo ruolo in Siria e Iraq, mentre Israele viene talvolta visto come un partner moderato per contenere l’influenza sciita.
Elaborazione AI: RassegnaNotizie.it
Fonte: opinione.it