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venerdì – 7 Novembre 2025

Italia sotto tratta salute mentale

In Italia, la salute mentale riceve meno del 3,5% della spesa sanitaria totale, con la maggior parte dei fondi allocati per le comunità residenziali, dove solo il 3% delle persone che avrebbero bisogno di essere seguite effettivamente ricevono aiuto. Davide Motto, referente del Coordinamento nazionale comunità accoglienti (Cnca), sostiene che la prevenzione è la chiave per affrontare i disturbi psichiatrici e che la rete di operatori sanitari dovrebbe occuparsi delle persone a casa loro, prima che arrivino in comunità.

Esiste un Piano nazionale di azioni per la salute mentale (Pans) per il periodo 2025-2030, con uno stanziamento di 80 milioni di euro nel 2026 per la sua implementazione. Tuttavia, restano aperte due questioni: la carenza di fondi e la carenza di personale, stimata almeno al 30%. La fetta maggiore della spesa è destinata al mantenimento delle comunità residenziali, ma solo il 3% delle persone che avrebbero bisogno di essere seguite finisce effettivamente in queste strutture.

Le comunità dovrebbero essere concepite come luoghi di passaggio, con funzioni di riabilitazione verso la riconquista di sistemazioni di vita indipendenti. Tuttavia, il problema è la difficoltà di seguire le persone dopo l’uscita dalle comunità, poiché spesso sono sole e non hanno un sostegno adeguato. La durata media di permanenza nelle strutture è passata da 756 a 1097 giorni dal 2015 al 2023. I Servizi di salute mentale e i Centri psicosociali sono responsabili delle valutazioni delle persone che hanno in carico e possono inviarle in una comunità solo se esprimono un consenso, salvo i casi di Trattamento sanitario obbligatorio.

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