La Cina ha avviato un’indagine su Google per presunte violazioni delle leggi antitrust, come dichiarato dalla State Administration for Market Regulation. L’inchiesta si inserisce nel contesto delle tensioni commerciali tra Stati Uniti e Cina, soprattutto dopo l’introduzione dei dazi al 10% da parte degli USA su tutti i prodotti importati dalla Cina, annunciati da Donald Trump. Sebbene l’azione nei confronti di Google abbia un significato più simbolico, vista l’assenza di operazioni dirette del colosso tecnologico nel mercato cinese, riflette una crescente ostilità.
In aggiunta, il ministero del Commercio cinese ha incluso il gruppo americano Pvh, proprietario dei marchi Tommy Hilfiger e Calvin Klein, e il gigante biotech Illumina nella lista delle “entità inaffidabili”. Questa decisione è motivata dalla necessità di proteggere la sovranità nazionale e gli interessi di sviluppo del paese. Secondo le autorità, queste entità avrebbero violato i principi normali delle transazioni di mercato e interrotto le normali attività commerciali con le imprese cinesi, applicando misure discriminatorie.
In precedenza, a settembre, la Cina aveva avviato un’indagine su Pvh per un presunto “boicottaggio irragionevole” del cotone proveniente dallo Xinjiang, regione accusata di violazioni dei diritti umani contro le minoranze musulmane uiguri. Questi passaggi evidenziano una crescente tensione geopolitica e commerciale, con Pechino che si impegna a rispondere a quelle che considera ingerenze nel suo mercato interno.