La crisi internazionale attuale limita fortemente l’efficacia della politica italiana. Attendendo l’esito incerto del G7 di Kananaskis, è evidente che il governo si concentra prioritariamente sulla sicurezza dei cittadini, con scarso impegno da parte delle opposizioni. Si osserva un’ ambiguità nella posizione del governo, che pur affermando che l’Iran non deve possedere armi nucleari, non propone strategie per una possibile de-escalation. Giorgia Meloni sembra vincolata dalle posizioni del suo omologo statunitense Donald Trump, il che limita le sue possibilità d’azione. La politica estera del governo, pur appoggiata dal ministro degli Esteri Antonio Tajani, risulta confusa.
D’altro canto, le opposizioni, in particolare la sinistra italiana, mostrano anch’esse ambiguità, allontanandosi dalle posizioni delle principali democrazie europee come Francia, Germania e Gran Bretagna. I gruppi, tra cui il Movimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra, evidenziano un crescente antisionismo, influenzato dall’opposizione a Benjamin Netanyahu, senza riconoscere le complesse dinamiche che hanno portato Israele a intraprendere una guerra.
Nicola Fratoianni ha annunciato la partecipazione di Avs a una manifestazione anti-riarmo, che crea interrogativi sulla posizione del Partito Democratico. La guida di Elly Schlein sembra evitare una presa di posizione netta, rimanendo in un limbo tra il sostegno a Israele e il rifiuto della guerra. È auspicabile che entrambe le parti chiariscano le loro posizioni, in un momento in cui una convergenza nazionale sarebbe cruciale, ma è probabile che prevalga la propaganda, segno della crisi della politica.
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