I ministri della cultura del governo Meloni, Gennaro Sangiuliano e Alessandro Giuli, utilizzano spazi pubblici per promuovere la loro agenda, distogliendo il dibattito democratico. Recentemente, Sangiuliano ha rilasciato un’intervista su Tg1 e Giuli ha partecipato a un convegno a Firenze, entrambi utilizzando queste piattaforme per la propaganda politica. Giuli ha attaccato figure come Tomaso Montanari, rimosso dalla presidenza della Fondazione Ginori, e critici del governo come Elio Germano e Geppy Cucciari.
Secondo Giuli, la sinistra ha perso influenza culturale e potere, riducendosi a una “letteratura ombelicale” poco vendibile. Nel suo discorso, Giuli sostiene che ora a dominare siano i “patrioti” che rappresentano l’Italia autentica. Ha affermato che una parte significativa degli italiani è rappresentata da un governo solido e da un’identità culturale che un tempo veniva considerata sottocultura. La sua oratoria, caratterizzata da toni mistici, si distacca dalla politica tradizionale per abbracciare slogan promozionali.
Giuli celebra anche il successo nella frequenza dei musei statali, mettendo in dubbio le previsioni negative della sinistra. Tuttavia, le sue affermazioni sollevano dubbi riguardo alla tutela dei beni culturali e alla condizione dei lavoratori del settore. Recentemente, ha visitato il Vittoriale per omaggiare D’Annunzio e ha scelto un ufficio a Palazzo Altemps, evidenziando una connessione con la storia culturale del paese. Questo comportamento suscita interrogativi sulla vera natura del suo operato e sul rispetto dei principi democratici.
Sintesi AI da RassegnaNotizie.it
Fonte: ilmanifesto.it
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