Heldenplatz, il dramma di Thomas Bernhard, mantiene la sua attualità evidenziando il ritorno di Hitler a Vienna il 15 marzo 1938, quando proclamò che “l’Austria è tornata a casa nel Reich”. Cinquant’anni dopo, nel 1988, la rappresentazione del dramma al Burgtheater fu contestata, ma il successo non placò l’amarezza di Bernhard, che vietò future rappresentazioni in Austria. Il protagonista, il professor Josef Schuster, un esule, torna a Vienna, ma è tormentato dai ricordi delle voci che acclamavano il Führer. Alla fine, si suicida, mentre sua moglie fugge da un incubo inarrestabile. Le voci del passato torturano le vittime innocenti, rimanendo impresse nella storia austriaca.
Bernhard mette in luce le conseguenze dell’Anschluss e la perdita di identità dell’Austria, rinominata Ostmark. L’autrice Hertha Pauli, nelle sue memorie, racconta il clima di devianza e paura che caratterizzò quel periodo. Con lo scoppio della guerra, molti intellettuali, tra cui il Nobel Wolfgang Pauli, fuggirono in cerca di salvezza, trovando rifugio a Parigi e successivamente negli Stati Uniti. Varian Fry, un giornalista americano, tentò di salvare molti esuli dalla Francia occupata, affrontando la burocrazia ostile per garantirne la fuga. Nonostante il suo impegno, Fry fu emarginato al ritorno in America.
Oggi, le voci del 1938 risuonano ancora, e Bernhard osserva che ci sono più nazisti oggi che nel passato. La crescita dell’estrema destra in Austria, con quasi il 29% dei voti, richiama l’attenzione su una realtà che continua a far paura, da Vienna a Berlino e oltre l’Atlantico.