Negli ultimi dieci anni, la posizione finanziaria netta degli Stati Uniti è aumentata, passando da un deficit di 7 a circa 21 trilioni di dollari, rappresentando ora un quarto del PIL mondiale. Questo trend ha attirato l’attenzione delle amministrazioni, poiché gli USA cercano di riequilibrare un commercio considerato sfavorevole. Carlo Altomonte, economista della Bocconi, evidenzia che il paese resta centrale nel sistema dei pagamenti globali grazie all’egemonia del dollaro e alla sua leadership nell’innovazione tecnologica.
Gli Stati Uniti sono consumatori principali, con una propensione al consumo attorno al 67%, a fronte di modelli di esportazione di paesi mercantilisti come Cina e Germania. Tuttavia, esportando capitali, aumentano il proprio deficit commerciale, complicandone la situazione. L’aumento delle spese pubbliche e private porta a disuguaglianze sociali, mentre la base industriale americana, erodendosi, minaccia la sovranità strategica del Paese.
Le amministrazioni cercando varie soluzioni, come l’imposizione di dazi, ma ciò presenta difficoltà. Una potenziale strada è la svalutazione del dollaro o l’implementazione di stablecoin, criptovalute ancorate al dollaro, per mantenere la fiducia e il ruolo di leader della moneta globale. Le stablecoin possono operare come strumenti di pagamento, ma la loro stabilità è incerta, soprattutto in caso di crisi di fiducia.
In sintesi, la ristrutturazione economica degli Stati Uniti è complessa, influenzata da fattori interni ed esterni. Gli sviluppi futuri determineranno se il Paese riuscirà a mantenere la propria posizione nel sistema economico globale.
Sintesi AI da RassegnaNotizie.it
Fonte: www.corriere.it
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