La mafia italiana è ora schiacciata da organizzazioni mafiose immigrate, come quelle cinesi, albanesi, nigeriane e sudamericane, ma la situazione è spesso ignorata. I clochard conoscono meglio le difficoltà di sicurezza sociale e integrazione rispetto ai politici. Il governo italiano, per interessi comuni, paga i “torturatori” libici, nonostante gli immigrati finiscano in altri paesi europei, come Germania e Francia. Le forze dell’ordine europee faticano a controllare la violenza, mentre criticano le scelte del governo italiano riguardo all’immigrazione. L’Europa ha aperto le porte alla mafia, con i “patti scellerati” con paesi come Libia e Turchia, che reprimono l’emigrazione.
L’intervento militare contro Gheddafi ha portato a un vuoto di potere e all’emergere di gruppi estremisti, creando un clima di odio e conflitti duraturi. L’emigrazione incontrollata è diventata un’arma politica e un business per molte bande criminali. I leader di queste bande sfruttano la disperazione degli africani, spingendoli a rischiare tutto per cercare fortuna in Europa.
In mezzo a questa situazione, il caso del generale Almasri mette in evidenza la mancanza di unità europea e la giustizia inefficace. L’arresto di Almasri è stato ostacolato da timori di ritorsioni, sollevando interrogativi sull’efficacia della Corte penale internazionale. Alcuni politici italiani devono affrontare la loro responsabilità, mentre il governo della Meloni naviga in un contesto politico complesso. La crescente presenza di mafie straniere in Italia è vista come una sfida per le istituzioni, che non sembrano essere in grado di affrontare efficacemente la minaccia.