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lunedì, 2 Dicembre, 2024
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La maggioranza cerca un’intesa

Il taglio del canone Rai sta rallentando l’approvazione del decreto fiscale in Senato, mentre il decreto sulla giustizia è stato rinviato al prossimo Consiglio dei ministri. Ufficialmente, il rinvio è attribuito all’assenza dei ministri di Forza Italia; in realtà, c’è una resistenza da parte di questo partito su alcune misure riguardanti la cybersicurezza. Il confronto, all’interno della maggioranza, è volto a trovare una soluzione per il canone Rai prima della conclusione del voto sugli emendamenti al decreto fiscale.

Ieri, un incontro tra i vicepremier Antonio Tajani e Matteo Salvini, insieme al leader di Noi Moderati Maurizio Lupi, non ha risolto alcuni punti critici della manovra. La Lega ha avanzato la richiesta di ridurre il canone Rai, magari meno dei 20 euro previsti l’anno scorso. Tuttavia, alcuni membri della maggioranza e la stessa premier sembrerebbero non essere favorevoli a questa proposta. Dario Damiani, relatore del decreto fiscale, ha sottolineato la necessità di concentrare l’attenzione su temi più concordi al decreto stesso, mentre è emerso un’impasse che ha portato a un ulteriore rinvio del lavoro della commissione Bilancio.

La Lega ha presentato un emendamento per ridurre il canone Rai a 70 euro, sostenendo di riuscire a trovare un “giusto punto di equilibrio” e affermando che la maggioranza è unita in tal senso. Il capogruppo della Lega in commissione Vigilanza, Giorgio Maria Bergesio, ha chiarito che le risorse deriverebbero dalla fiscalità generale e non dalla Rai stessa. Tuttavia, Forza Italia continua a opporsi, con Maurizio Gasparri che ha affermato che il taglio non porterebbe benefici reali, suggerendo che il taglio avrebbe solo trasferito risorse già appartenenti ai cittadini.

Inoltre, il tema del decreto sulla giustizia è nuovamente rinviato, con Gasparri che chiede una riflessione sui potenziamenti per la Procura nazionale antimafia in materia di reati informatici. Si avverte un clima di tensione politica nella maggioranza, complicato dalla gestione di deleghe importanti e da indagini che riguardano membri del governo, come nel caso della ministra del Turismo.

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