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martedì, 14 Gennaio, 2025
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La Nuova Era della Guerra Cognitiva Cinese: Intervista a Alberto Pagani

La “guerra cognitiva” è un concetto che rappresenta l’uso dell’inganno per influenzare la volontà del nemico, ed è complementare alla guerra tradizionale, non un’alternativa. Carl von Clausewitz sottolineava che il conflitto è uno scontro di volontà, e quindi interferire con la volontà dell’avversario è fondamentale. La guerra cognitiva è storicamente radicata, come dimostrato dal cavallo di Troia di Omero e dagli inganni degli Alleati nella Seconda Guerra Mondiale. Sebbene molti soldati siano morti, operazioni di inganno hanno avuto un ruolo cruciale nel successo alleato.

L’inganno è un principio strategico centrale anche nella tradizione militare cinese, come evidenziato da Sun Tzu. Questo approccio si differenzia da quello russo non tanto nelle tecniche, quanto nelle radici culturali: la strategia cinese è circolare e complessa, invece di lineare come quella russa. I cinesi si concentrano sulla manipolazione indiretta dell’opinione pubblica, riconoscendo che il potere politico è influenzato dai sentimenti della gente.

Una delle principali modalità di manipolazione è attraverso i social media. In Cina, i contenuti veicolati su piattaforme come TikTok sono controllati per promuovere ideali educativi e nazionali, mentre le versioni occidentali tendono a diffondere contenuti superficiali e distruttivi. La guerra cognitiva cinese mira a minare la democrazia occidentale, ritenuta vulnerabile a causa della sua dipendenza dall’opinione pubblica, considerata una debolezza dalla prospettiva cinese.

La Cina sfrutta tecnologie moderne, come algoritmi avanzati e intelligenza artificiale, per amplificare la guerra cognitiva. Ciò consente la creazione di contenuti disinformativi personalizzati e convincenti, il che rappresenta una nuova frontiera della manipolazione. Questa strategia di disinformazione non è esclusiva della Cina: la collaborazione tra stati, come la Russia, porta a una diffusione sistematica di contenuti manipolativi nelle democrazie.

Per quanto riguarda l’Italia, c’è una preoccupante mancanza di consapevolezza riguardo a questa guerra ibrida. La crescente disinformazione alimenta sentimenti negativi e divisioni sociali. L’educazione è vista come una soluzione cruciale per equipaggiare le persone a riconoscere e resistere alla manipolazione. Promuovere una comprensione del contesto informativo e della vulnerabilità agli inganni è fondamentale per limitare l’impatto della guerra cognitiva.

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