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venerdì, 7 Febbraio, 2025
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La tragedia della nave «Gustloff»: diecimila vite perdute in mare

Un crimine e una tragedia sono tali indipendentemente dalla nazionalità di carnefici e vittime. L’affondamento della nave tedesca Wilhelm Gustloff, il 30 gennaio 1945, fu un crimine di guerra e la più grande tragedia marittima della storia, con circa diecimila persone a bordo, soprattutto civili in fuga dall’avanzata sovietica. Originariamente costruita come nave da crociera, fu convertita in nave ospedale e infine in caserma galleggiante. A inizio 1945, con l’Armata Rossa in avanzata, l’ammiraglio Dönitz avviò l’Operazione Hannibal, un piano per evacuare due milioni di profughi tedeschi via mare. La Gustloff salpò con un carico di disperati, tra cui donne e bambini, alle 13:00 del 30 gennaio, affrontando condizioni meteorologiche avverse.

Poco dopo la partenza, il sottomarino sovietico S-13, comandato dal capitano Marinesko, individuò la Gustloff grazie alle luci di posizione accese per evitare collisioni. Alle 21:08, Marinesko lanciò il primo siluro, seguito da altri due, causando un affondamento catastrofico. La confusione e il panico regnavano a bordo, rendendo quasi impossibile l’evacuazione. Solo circa 1.200 naufraghi furono salvati, mentre circa settemila vennero intrappolati. La tragedia, con un numero di vittime sei volte superiore a quello del Titanic, portò a un silenzio nella propaganda.

Il capitano Marinesko, invece di divenire un eroe, finì per affrontare problemi personali, venendo congedato e vivendo in miseria. La Gustloff divenne simbolo di una tragedia dimenticata, riscoperta grazie a Günter Grass nel suo romanzo “Il passo del gambero”, che portò nuovamente alla luce l’affondamento avvenuto il 30 gennaio 1945.

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