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venerdì, 16 Maggio, 2025
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Le importazioni minacciano l’onore del pomodoro italiano

Le importazioni di pomodoro dalla Cina hanno un impatto negativo sulla “dignità” del pomodoro italiano, secondo Francesco Mutti, amministratore delegato dell’azienda Mutti, specializzata in ingredienti a base di pomodoro. In un post su X, Mutti ha sollecitato l’Unione Europea a intervenire per proteggere gli agricoltori italiani dalla concorrenza sleale delle paste a basso costo prodotte nella regione dello Xinjiang. Ha proposto un divieto o l’applicazione di dazi elevati sulle importazioni di pomodoro cinesi, evidenziando il rischio che l’industria italiana venga superata dai prodotti a basso costo provenienti da aziende statali cinesi, dove ci sono documentate violazioni dei diritti umani, tra cui il lavoro forzato contro la minoranza uigura.

Nel 2021, gli Stati Uniti hanno già vietato l’importazione di concentrato di pomodoro dallo Xinjiang, ma l’Europa non ha adottato misure simili. Mutti ha affermato che sarebbe utile una tassa del 60% sulle importazioni di concentrato di pomodoro dalla Cina per rendere i prezzi più simili a quelli dei prodotti italiani. Ha anche criticato la Commissione Europea per aver imposto regole di sostenibilità agli agricoltori italiani senza offrire adeguate protezioni contro il dumping ambientale da parte della Cina. Mutti ha sottolineato che, se non si affronta la questione, il risultato potrebbe essere uno spostamento della produzione verso Paesi con scarse protezioni ambientali, piuttosto che un miglioramento dell’ambiente stesso.

Secondo le stime del World Processing Tomato Council, la Cina avrà una quota di quasi il 23% della produzione mondiale di pomodori nel 2023, aumentando rispetto al 18% dell’anno precedente. L’Italia, tuttavia, rimane il terzo produttore di pomodori al mondo, dopo Stati Uniti e Cina. Mutti ha concluso che è fondamentale insegnare agli agricoltori italiani a migliorare le loro tecniche di coltivazione, ma è altrettanto necessario proteggerli dalle ingiustizie competitive provenienti dai mercati esteri, al fine di mantenere non solo la competitività dell’industria italiana, ma anche la dignità del prodotto.

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