Lea Ypi, filosofa albanese e docente di teoria politica alla London School of Economics, presenta il suo nuovo libro “Confini di classe” al Salone del Libro di Torino. Ypi critica il governo albanese per aver accettato la costruzione di centri di detenzione per migranti, descrivendo tale decisione come imbarazzante e contraria alla tradizione di ospitalità del paese. Sottolinea che si tratta di vere e proprie carceri per chi fugge da crisi in cui gli stati liberali sono complici.
L’accordo con l’Italia, approvato senza dibattito pubblico, solleva interrogativi sulla mancanza di trasparenza e le motivazioni del governo albanese. Tra le ipotesi avanzate ci sono il servilismo verso la destra europea e la volontà di presentare l’Albania come un paese sviluppato.
Ypi critica anche il primo ministro britannico Starmer, accusandolo di seguire dinamiche di destra per attrarre consenso, evidenziando che le politiche adottate dai partiti di centrosinistra risultano dannose e distanti dalla tradizione pacifista. Inoltre, esprime preoccupazione per l’aumento della spesa militare a scapito del welfare, ritenendo che il riarmo non sia una misura neutrale e possa contribuire a una deriva autoritaria.
Nel suo libro, Ypi esplora come la cittadinanza sia trasformata in un bene di mercato e come la deportazione normalizzi la violenza istituzionale. Sottolinea l’importanza di recuperare una coscienza di classe per superare il conflitto identitario che spesso prevale. La sua storia di immigrazione, come “privilegiata”, mette in luce le complessità legate alla classe sociale e al diritto di appartenenza.
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Fonte: ilmanifesto.it