Il recente passaggio della Grande Bellissima Legge al Congresso statunitense segna un’importante svolta politica. Con un voto finale di 51 a 50, il sostegno decisivo è arrivato da J.D. Vance, nonostante le pressioni esercitate da Donald Trump sui senatori repubblicani ribelli.
Vance, presente al Congresso sin dalle prime ore del mattino, ha osservato che le minacce di Trump non erano riuscite a convincere alcuni senatori a unirsi alla linea della Casa Bianca. È pertinente ricordare che, secondo la Costituzione, il vicepresidente ha il diritto di voto in caso di pareggio, il che ha conferito un ulteriore vantaggio al fronte pro-Trump.
Il voto ha visto i senatori Susan Collins, Thomas Tillis e Rand Paul opporsi alla legge, mentre Lisa Murkowski, che inizialmente sembrava una dissidente, ha deciso di sostenere la proposta, risultando fondamentale per la sua approvazione. Questa legge, che approva tagli fiscali permanenti per i più abbienti, si prospetta come un grande stimolo per l’aumento del debito pubblico, previsto in 3000 miliardi di dollari nei prossimi dieci anni.
Inoltre, la Grande Bellissima Legge prevede significativi riduzioni a programmi sociali come Medicaid e incide sulle politiche afferenti all’Obamacare, colpendo anche l’industria delle energie rinnovabili. Le risorse saranno principalmente destinate alle spese militari e alle politiche anti-immigrazione, marcando un cambiamento notevole rispetto alle pratiche fiscali precedenti.
Questo evento, privo di un consenso bipartisan, evidenzia l’attuale direzione politica americana, sempre più caratterizzata dall’approccio deciso dell’amministrazione Trump.