Il mondo sta cambiando a una velocità impressionante, con eventi che si susseguono in poche settimane e che ridefiniscono gli equilibri globali. In Medio Oriente, si stanno riscrivendo accordi che segneranno il futuro della regione, mentre la Russia si sta dotando di un nuovo missile nucleare e parla di scontro diretto con il resto del Continente. Gli Stati Uniti e la Cina si incontrano per ridefinire i contorni del loro confronto strategico, e il conflitto in Ucraina non offre sbocchi.
Nel frattempo, l’Europa sembra restare immobile, incapace di scegliere la propria strada e di assumersi le proprie responsabilità. Oscilla tra nostalgia e distrazione, intrappolata in una lunga adolescenza politica che la rende incapace di decidere. L’Europa discute, si indigna, giudica, ma non riesce a farsi carico delle proprie responsabilità, rifuggendo il rischio del conflitto.
Gli Stati Uniti, pur restando la potenza più forte, hanno scelto di non essere più il garante del sistema, e questo disimpegno consapevole sta ridisegnando un paesaggio geopolitico senza centro. Per gli europei, è uno shock culturale prima ancora che politico, e ci scopriamo improvvisamente soli, costretti a misurarci con una realtà che non si lascia più contenere.
L’Europa deve decidere cosa fare da grande, e c’è chi pensa che la risposta passi per una riforma profonda dell’Unione, e chi immagina invece una via più prudente. Qualunque strada si scelga, però, sarà inutile se resteremo prigionieri delle nostre vecchie nostalgie. Diventare adulti significa anzitutto assumersi la responsabilità delle proprie decisioni, accettare la realtà per quella che è e imparare a muoversi dentro di essa con coraggio e lucidità.
