L’82enne Lauro Azzolini ha ammesso il suo ruolo nella sparatoria alla cascina Spiotta, avvenuta nel 1975, durante la quale furono uccisi l’appuntato dei carabinieri Giovanni D’Alfonso e la fondatrice delle Brigate Rosse, Margherita “Mara” Cagol. Azzolini, già condannato per reati legati al terrorismo, ha deciso di parlare in aula, sottolineando il peso emotivo dell’evento. La sparatoria è avvenuta dopo il rapimento dell’industriale Vallarino Gancia, quando i brigatisti tentavano di fuggire dopo un incontro con la polizia. Durante la sparatoria, D’Alfonso venne colpito mortalmente e il tenente Umberto Rocca subì gravi ferite.
Azzolini ha descritto i momenti di panico che seguirono l’arrivo della polizia, ricordando come dovettero improvvisare una fuga, lanciando bombe e infine tentando la fuga a piedi. Ha espresso il dolore per la morte di D’Alfonso e Cagol, affermando che questo evento ha segnato profondamente la sua vita e la sua coscienza politica. Egli rimane l’unico testimone del conflitto e la sua ricostruzione è stata decisiva per rimettere in discussione la sentenza del 1987, che lo aveva prosciolto.
Attualmente, Azzolini è accusato di omicidio e ferimento, insieme a altri membri delle Brigate Rosse, ma la sua testimonianza sembra scagionarli. Nonostante ciò, i pubblici ministeri e gli avvocati di parte civile affermano che permangono delle zone d’ombra necessitando di ulteriori indagini.