Domenica di passione per il Libano, sconvolto da eventi storici a seguito di un raid israeliano che ha decapitato Hezbollah e ucciso il suo leader, Hassan Nasrallah. Questo attacco ha generato una reazione contrapposta nel mondo islamico, diviso tra lutto e celebrazioni. Il premier israeliano Netanyahu ha dichiarato che giustizia è stata fatta per gli “omicidi di innumerevoli israeliani”. Dall’Iran, la guida suprema Ali Khamenei ha chiesto agli stati musulmani di schierarsi con Hezbollah, mentre il presidente Biden ha esortato a una de-escalation dei conflitti.
Gli analisti prevedono che l’Iran tenti di evitare un coinvolgimento diretto, optando per un segnale di attacco piuttosto che per un conflitto aperto, visto i rischi interni che ciò comporterebbe. Tuttavia, la possibilità di una risposta diretta non è da escludere, specialmente per preservare la deterrenza in Medio Oriente. Israele, nel frattempo, prosegue le sue operazioni militari in Libano, colpendo non solo Nasrallah ma anche alti ufficiali della Radwan Force e comandanti delle operazioni speciali.
Il bombardamento su Beirut ha portato a una “cintura di fuoco” visibile a tutti gli abitanti della città, con lanci di oltre 80 bombe anti-bunker. La tensione ha spinto anche i leader iraniani a considerare l’invio di truppe in Libano, mentre Khamenei è stato portato in una località sicura.
L’operazione israeliana, codificata come “Nuovo Ordine”, è frutto di un lungo lavoro di intelligence, culminato con l’uccisione di Nasrallah, che ha ridato credibilità alle forze di sicurezza israeliane, dopo le critiche post 7 ottobre. Nonostante le difficoltà internazionali e le condanne ricevute, Netanyahu sembra intenzionato a raggiungere un risultato significativo prima dell’anniversario dell’attacco del 7 ottobre.
Questa situazione di caos nel Libano e le ripercussioni a livello regionale potrebbero delineare scenari complessi per il futuro del paese e del conflitto in corso, mentre l’attenzione globale resta focalizzata sull’equilibrio di potere in Medio Oriente.