Negli ultimi due anni, l’aumento dei prezzi dei beni alimentari ha complicato le scelte d’acquisto degli italiani, rischiando di compromettere una dieta equilibrata. Secondo Eurostat, i rincari nel 2023 hanno colpito duramente i prezzi di alimenti essenziali. L’olio d’oliva ha visto un incremento del 50%, le uova del 37%, e la frutta e verdura rispettivamente del 9,4% e 20,2%. Prodotti come latte e derivati hanno registrato aumenti vicini al 30%, mentre anche il pesce fresco e la carne hanno visto un rincaro del 10-15%. L’ISTAT ha segnalato un aumento medio dei prezzi al consumo del 5,7%.
Un nuovo studio pubblicato su The Lancet ha esaminato sistematicamente la correlazione tra inflazione e salute, evidenziando che l’aumento dei prezzi influisce negativamente sulla qualità dell’alimentazione. Le famiglie economically svantaggiate rischiano di sostituire cibi essenziali con prodotti ultra-processati, spesso carenti di nutrienti e ricchi di zuccheri e sodio. Le sostituzioni includono succhi di frutta zuccherati, zuppe pronte ricche di sodio e snack industriali.
Questi cambiamenti alimentari possono avere effetti diretti sulla salute pubblica. L’aumento del consumo di alimenti ultra-processati è associato a un incremento dei tassi di obesità, diabete di tipo 2, e malattie cardiovascolari. Studi hanno dimostrato che una dieta povera di nutrienti essenziali aumenta significativamente i rischi di malattie croniche. È evidente che l’inflazione sta influenzando non solo il potere d’acquisto, ma anche la salute a lungo termine della popolazione.