A cinque anni dall’inizio della pandemia, in Italia persistono molti casi di “long covid”, noto come Pasc, dalla sigla inglese “post-acute sequelae of SARS-CoV-2 infection”. Circa il 60% dei pazienti ricoverati per Covid durante la fase più acuta della pandemia nel 2020 continua a presentare sintomi, mentre nei casi meno gravi analizzati dai medici di medicina generale, il rapporto è di 1 su 10. Il progetto Pascnet ha analizzato l’impatto della Pasc su oltre 1.200 pazienti, con l’obiettivo di colmare le lacune relative alla sindrome e migliorare la conoscenza clinica e epidemiologica. Coordinato dall’Università Cattolica e finanziato dalla Fondazione Cariplo, ha coinvolto diversi attori del Servizio Sanitario Nazionale lombardo, applicando un approccio multidisciplinare.
Lo studio ha esaminato una popolazione di circa 10 milioni di persone in Lombardia, con un’analisi che ha incluso la creazione di un protocollo per la raccolta di dati clinici e follow-up a lungo termine. È emerso che tra i pazienti Covid ospedalizzati, il 60% presenta sintomi post-Covid come cefalee, insonnia e problemi respiratori. I principali fattori di rischio per la Pasc comprendono età avanzata, malattie croniche e comportamenti come fumo e alcol.
La pandemia ha anche provocato interruzioni nell’erogazione di servizi sanitari, con un aumento dei bisogni insoddisfatti, specialmente tra gli anziani. Si stima una diminuzione dell’assistenza ambulatoriale di circa il 25%, con ritardi accumulati che hanno congestionato i servizi sanitari anche in seguito alla pandemia, problema che necessita di interventi come il decreto “liste di attesa”.