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L’orso abbattuto in Islanda: c’era davvero un’altra opzione?

Un orso polare è stato recentemente ucciso in Islanda dopo essere arrivato dalla Groenlandia su un iceberg. L’animale si avvicinò pericolosamente a una casa estiva, dove viveva un’anziana signora, che, spaventata, chiamò la polizia. Le autorità, consultata l’agenzia per l’ambiente che non si è attivata per un trasferimento, hanno deciso di abbatterlo, giustificando l’azione come necessaria per garantire la sicurezza della popolazione locale.

In Islanda, gli orsi polari sono considerati una specie protetta. Tuttavia, la legge consente il loro abbattimento se costituiscono un pericolo per l’uomo o gli animali domestici. Helgi Jensson, capo della polizia dei fiordi occidentali, ha espresso il rammarico per la decisione, riconoscendo che questa situazione è stata una scelta necessaria per la sicurezza.

Dal punto di vista conservazionistico, la perdita di un orso polare, specie vulnerabile con circa 30.000 esemplari rimasti, è un problema significativo. Gli esperti del WWF sottolineano che la sopravvivenza dell’orso è legata al ghiaccio marino, che continua a ridursi a causa del cambiamento climatico. La perdita di habitat potrebbe ridurre nel 2050 il numero di orsi polari del 30%.

Dopo l’abbattimento, esperti hanno commentato che, sebbene la decisione fosse giustificata, rappresenta una “occasione persa”. Trasferire l’orso, sebbene costoso, era un’opzione valida. Tale operazione avrebbe richiesto team veterinari specializzati, la sedazione dell’animale e modalità di isolamento per evitare pericoli. Tuttavia, l’abbattimento si è dimostrato una soluzione più rapida ed economica.

La frequenza degli avvistamenti di orsi polari in Islanda è rara: l’orso abbattuto era il primo osservato dal 2016. Gli orsi non sono animali nativi dell’isola, e gli avvistamenti sono stati soltanto circa 600 nel corso dei secoli. Recenti studi indicano che il cambiamento climatico e la perdita di ghiaccio obbligano gli orsi a spostarsi in cerca di cibo, rendendo la situazione pericolosa per la fauna e le persone.

In conclusione, mentre le scelte fatte possono avere fondamenti scientifici, rimane un dilemma etico su come gestire queste eccezioni, considerando che un animale che riesce a sopravvivere in tali condizioni dovrebbe avere anche la possibilità di continuare a vivere.

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