Sandro Veronesi, autore di grande talento, riesce a mantenere il lettore avvinto fino alla fine del suo ultimo romanzo, ‘Settembre Nero’, pubblicato da La nave di Teseo. La storia ruota attorno a Gigio Bellandi, un anziano che rievoca la sua ultima estate a Fiumetto, in Versilia, all’età di 12 anni. Vive con la madre irlandese e la sorella Gilda, entrambe delicate e sensibili al sole, mentre il padre è appassionato di vela e lavora come avvocato. L’atmosfera è segnata dall’anticipazione di un evento drammatico: l’assalto terroristico palestinese ai Giochi di Monaco del ’72, che culminerà nel rapimento e nell’omicidio di atleti israeliani.
Il romanzo esplora le emozioni di un adolescente che, innamorato della bella Astel Raimondi, scopre la felicità, mentre accade qualcosa di tragico. Attraverso i ricordi di Gigio, Veronesi dipinge un affresco degli anni ’70, mescolando nostalgia e riferimenti culturali, dalla musica di Bowie e Cocker ai campioni sportivi come Mark Spitz e la passione per la Juventus. Nonostante la consapevolezza dell’evento tragico imminente, il giovane protagonista vive la vita con gli occhi di un bambino.
Veronesi, però, introduce anche digressioni che arricchiscono la narrazione, riportando il lettore alla vita adulta di Gigio, dove una tragedia si consuma in spiaggia. Questo momento, pur non essendo legato alla sua giovinezza, aumenta il senso di angoscia e anticipazione. La scrittura è avvincente e capace di trasformare situazioni quotidiane in esperienze emotive profonde.
Nonostante la narrazione riguardi un dodicenne innamorato, Veronesi lascia sempre qualcosa in sospeso, suggerendo una realtà parallela che mina la serenità della superficie. L’attesa dell’evento che segnerà la vita del protagonista si fa palpabile, culminando in un finale sorprendente, sebbene non del tutto inatteso. ‘Settembre Nero’ non raggiunge le vette di ‘Caos calmo’ o la complessità narrativa de ‘Il colibrì’, ma gioca abilmente con il lettore, mescolando informazioni e depistaggi che rendono l’epilogo ancora più significativo. La narrazione scorre in modo lineare, senza colpi di scena, in contrasto con le aspettative create dal titolo, portando a una conclusione che stupisce e disorienta.