La recente classifica del New York Times sui cento migliori film del ventunesimo secolo ha scatenato discussioni tra esperti e appassionati. Con oltre cinquecento votanti, tra cui registi e attori, l’elenco riflette una predominanza del cinema americano, che occupa tre quinti delle posizioni. Sorprendentemente, l’unico film italiano presente è Chiamami col tuo nome, diretto da Luca Guadagnino, e collocato al 37° posto.
Al primo posto si trova Parasite, il pluripremiato thriller sudcoreano di Bong Joon-ho, seguito da opere significative come In the Mood for Love di Wong Kar-wai e La città incantata di Hayao Miyazaki. Seppure la classifica appaia anglocentrica, ci sono anche titoli da cinematografie lontane da Hollywood, tra cui pellicole da Brasile e Giappone. In ambito europeo, la Germania e la Francia riescono a inserire più opere, mostrando una maggiore varietà rispetto al cinema italiano.
Guadagnino ha guadagnato attenzione internazionale con il suo stile distintivo e la sua capacità di raccontare storie universali. Chiamami col tuo nome, realizzato nel 2017, è stato accolto con entusiasmo sia dalla critica che dal pubblico, diventando un simbolo del cinema italiano contemporaneo. Tuttavia, la scarsa rappresentanza di film italiani in questa classifica solleva interrogativi sulla posizione del cinema nostrano nel panorama globale.
Anche nomi noti come Matteo Garrone e Paolo Sorrentino, rispettivamente con Gomorra e La grande bellezza, non sono riusciti ad ottenere un posto nella selezione. Ciò mette in luce un apparente paradosso: mentre la letteratura italiana trova spazio nella cultura mondiale, il cinema fatica a emergere nella stessa misura, sollevando interrogativi sulle dinamiche attuali del settore.