L’economia, originariamente finalizzata a supportare la politica etica, è oggi dominata da logiche di profitto e disuguaglianza. La tecnologia, pilastro dell’economia moderna, presenta sia opportunità di emancipazione sia rischi esistenziali. La sfida attuale è determinare se questo strumento sarà utilizzato per il bene comune o per perpetuare l’oppressione.
La soluzione non proviene più dalla politica democratica, che dovrebbe difendere i diritti, ma risulta compromessa da un’economia che favorisce pochi a scapito di molti. Un cambiamento nell’economia è necessario per tornare a un modello che promuova il benessere collettivo. Ciò richiede l’innovazione, la riduzione delle disuguaglianze economiche e sociali, la tutela degli ecosistemi e la partecipazione attiva di tutti.
Contemporaneamente, la riforma politica deve affrontare la sua subordinazione agli interessi privati. È cruciale ridisegnare le istituzioni, le leggi elettorali e il funzionamento dei partiti per garantire una democrazia sana. Di estrema importanza è anche la creazione di un ordine internazionale fondato sulla cooperazione e il rispetto dei diritti umani.
In definitiva, riformare economia e politica implica anche una battaglia culturale contro il dominio di grandi poteri economici. L’ideale progressista deve mettere i diritti umani al centro dell’agenda, considerandoli in modo integrato con le questioni economiche e ambientali.
Infine, è essenziale riconoscere i rapporti di potere alla base della disumanizzazione economica. Decostruire la percezione che l’economia sia una scienza neutra è fondamentale per restituire agli individui il controllo sul proprio destino e per promuovere una politica democratica e libera. Emanuele Felice, nel suo libro Manifesto per un’altra economia e un’altra politica, analizza queste dinamiche e propone linee d’azione per il cambiamento.
Elaborazione AI: RassegnaNotizie.it
Fonte: www.editorialedomani.it