Durante un dibattito alla Camera riguardo il Consiglio Europeo, Giorgia Meloni ha suscitato un forte scandalo utilizzando il Manifesto di Ventotene, un testo cruciale per il federalismo europeo e la memoria repubblicana italiana. Le sue dichiarazioni, lette in modo parziale e decontestualizzato, miravano a distogliere l’attenzione dalle divisioni interne del governo, con il chiaro intento di soddisfare il pubblico a casa piuttosto che il parlamento. Questa strategia ha scatenato un vero e proprio caos in Aula, contrariamente all’andamento piuttosto insignificante del dibattito fino a quel momento.
Dopo le dichiarazioni di Meloni, gli interventi del partito di opposizione si sono intensificati, con un clima di grande tensione, eludendo la questione centrale legata alla mancanza di mandato per approvare il piano ReArm Eu. L’atteggiamento provocatorio del sottosegretario Gianmarco Mazzi ha ulteriormente alimentato le proteste. L’opposizione ha rifiutato di proseguire i lavori, dando vita a scene di forte disordine e proteste unite da parte di tutti i gruppi.
L’ex sindacalista Federico Fornaro ha espresso la sua indignazione, sostenendo che l’uso strumentale della memoria di Ventotene oltraggia il suo fondatore, Altiero Spinelli, invocando rispetto per la storia.
Mentre la situazione degenerava, Meloni sorrideva, apparentemente soddisfatta di avere distolto l’attenzione dalle fratture all’interno della sua maggioranza. Tuttavia, a costo della sua credibilità, si dimostrava più incline a un nazionalpopulismo che all’affermazione come leader di spessore internazionale, allontanandosi così dalla figura di riferimento europea.