Il governo di Michel Barnier è stato rovesciato in soli tre mesi a causa di una mozione di sfiducia, sostenuta dalla gauche e dall’estrema destra di Marine Le Pen, che ha ricevuto 331 voti favorevoli, superando la maggioranza richiesta di 289. Questo evento segna il secondo governo della Quinta Repubblica francese a cadere per mozione di sfiducia, dopo quello di Georges Pompidou nel 1962. Emmanuel Macron, tornato da una visita di Stato in Arabia Saudita, è pronto a nominare un successore entro poche ore.
Il dibattito in Assemblea Nazionale è iniziato nel pomeriggio, durante il quale Barnier aveva affermato di essere responsabile delle decisioni del suo governo, sottolineando il dialogo e il miglioramento del testo legislativo. Tuttavia, dopo il voto, è stata annullata una visita diplomatica in Italia prevista per Barnier. Marine Le Pen ha dichiarato che il prossimo premier deve lavorare su una manovra finanziaria “accettabile per tutti” e ha spiegato che la caduta di Barnier non rappresenta una vittoria, ma una scelta per proteggere i francesi.
Jean-Luc Mélenchon, leader de La France Insoumise, ha avvertito che la stabilità di Macron è in pericolo, sottolineando che anche con un premier diverso ogni tre mesi, Macron non potrà durare a lungo. La caduta del governo di Barnier è stata giudicata “inevitabile” da Mélenchon, che ha commentato l’accaduto su piattaforme social.
Dopo la sfiducia, la priorità di Macron è quella di nominare un nuovo primo ministro prima della visita di Trump a Parigi, prevista nel weekend. Secondo fonti vicine al presidente, è cruciale non presentarsi senza un governo. Macron ha anche pianificato un discorso alla nazione per comunicare le sue intenzioni. La Costituzione stabilisce che il presidente ha il potere di nominare un nuovo premier in caso di censura e ci vorranno verosimilmente tempi lunghi per formare un nuovo governo, data la situazione di un Parlamento diviso.
Le mozioni di sfiducia derivano dall’opposizione al bilancio 2025 proposto da Barnier e la Francia affronta pressioni per ridurre il debito pubblico, che potrebbe arrivare al 7% del PIL senza correttivi. La mancanza di stabilità potrebbe inoltre influenzare negativamente i tassi d’interesse e aggravare l’indebitamento del Paese.
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