Le microplastiche sono presenti in accumuli significativi nel cervello, nei reni e nel fegato umano, secondo uno studio pubblicato su Nature Medicine dalla University of New Mexico Health Sciences. Il team di ricerca, guidato da Matthew Campen, ha analizzato 52 campioni di tessuto autoptico, con concentrazioni di micro e nanoparticelle di plastica che mostrano un aumento nei campioni più recenti rispetto a quelli del 2016. Nel complesso, si osserva una crescita esponenziale nella quantità di microplastiche negli ultimi 50 anni, ma la tossicità di queste sostanze è ancora poco conosciuta.
I ricercatori hanno confrontato i risultati con dati raccolti tra il 1997 e il 2013, evidenziando un incremento nelle concentrazioni di microplastiche negli organi. Lo studio suggerisce una possibile correlazione tra la presenza di microplastiche e condizioni sanitarie come la demenza, sebbene siano necessari ulteriori studi a lungo termine con coorti più ampie per chiarire queste tendenze e le loro implicazioni sulla salute.
Le microplastiche sono definite come pezzetti di plastica di dimensioni inferiori a cinque millimetri, mentre le nanoplastiche sono ancora più piccole, in grado di penetrare nel corpo umano attraverso vari mezzi. James Ross, esperto di neuroscienze, ha riconosciuto l’importanza di questi risultati, suggerendo che l’aumento delle microplastiche nel corpo potrebbe aggravare l’infiammazione. Phoebe Stapleton, specialista in farmacologia, ha sottolineato che il nuovo studio conferma la presenza di microplastiche nel cervello, mostrando che esse riescono a penetrare più in profondità nella corteccia frontale rispetto ad altri organi, con concentrazioni nel cervello 7-30 volte superiori a quelle di fegato e reni.
