Migliaia di persone da tutti gli Stati Uniti si riuniscono a Washington per una protesta a favore dei diritti riproduttivi delle donne e altre cause che percepiscono come minacciate dalla prossima amministrazione Trump, in vista del suo insediamento alla Casa Bianca previsto per lunedì. Gli organizzatori dell’evento prevedono la partecipazione fino a 50.000 persone, mentre la polizia stima circa 25.000 partecipanti. Otto anni dopo la prima Women’s March, avvenuta all’inizio del primo mandato di Trump, i manifestanti esprimono sorpresa per la sua vittoria e sono determinati a dimostrare il loro sostegno per l’accesso delle donne all’aborto, per i diritti dei transgender e per la lotta contro il cambiamento climatico.
Nel 2017, dopo l’elezione di Trump nel 2016, le donne si mobilitarono a Washington e organizzarono grandi manifestazioni in tutto il Paese, dando vita a un movimento noto come Marcia delle donne. La manifestazione di Washington attrasse oltre 500.000 persone, con milioni di partecipanti alle manifestazioni in altre città, diventando una delle più grandi manifestazioni di un solo giorno nella storia degli Stati Uniti. Quest’anno, tuttavia, la marcia prevede circa un decimo della partecipazione rispetto all’evento originale e si svolge in un contesto di riflessione, mentre molti elettori progressisti affrontano sentimenti di stanchezza, delusione e disperazione dopo la sconfitta di Harris.
I partecipanti rivendicano l’importanza di continuare a lottare per i diritti acquisiti e si sentono motivati dalla necessità di far sentire la loro voce in un momento considerato critico per il futuro dei diritti delle donne negli Stati Uniti. La manifestazione segna un’opportunità per unirsi e rafforzare l’impegno verso le questioni di giustizia sociale in un periodo di incertezze politiche. Rappresentanti di vari gruppi di attivisti, portavoce e sostenitori si uniranno per evidenziare le loro preoccupazioni e l’urgenza di difendere i diritti civili. La Women’s March non è solo una protesta: è un atto di resistenza che cerca di mantenere viva la conversazione sui diritti e le libertà fondamentali contro il potere politico che potrebbe minacciarli.