Il vertice Nato del 24-25 giugno all’Aja si preannuncia complesso a causa della proposta, sostenuta da Donald Trump e dal segretario generale della Nato Mark Rutte, di aumentare la spesa per la difesa al 5% del Pil. Questa nuova definizione di “difesa” include non solo la spesa militare, ma anche la sicurezza nazionale allargata. Le spese dettagliate saranno mantenute riservate, il che solleva preoccupazioni riguardo al controllo democratico.
Il governo spagnolo, guidato da Sanchez, ha espresso riserve, poiché un incremento della spesa per la difesa dal 1,3% al 5% entro il 2035 risulterebbe insostenibile senza misure drastiche come l’aumento delle tasse e tagli ai servizi pubblici. Sanchez ha proposto un obiettivo di spesa del 2,1% del Pil, sottolineando la necessità di garantire una crescita economica sostenibile.
Sanchez ha suggerito una “formula più flessibile” per evitare che la Spagna renda vincolante il 5% e ha richiesto una possibile dilazione dell’obiettivo al 2040 o una maggiore flessibilità nelle voci di spesa. Anche l’Italia, attraverso il ministro dell’Economia Giorgetti, ha manifestato preoccupazioni per le restrizioni fiscali e il debito pubblico, che limiterebbero la capacità di aumentare la spesa militare. Si prevede che l’Italia debba affrontare costi significativi, con stime di 145 miliardi di euro all’anno dal 2035.
Il vertice dovrà trovare un consenso unanime per soddisfare le esigenze del complesso militare-industriale transatlantico, affrontando le asimmetrie tra paesi con diverse capacità fiscali.
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Fonte: ilmanifesto.it