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New York vieta la vendita di animali nei negozi: perché in Italia si continua?

Dal 15 dicembre, a New York sarà vietata la vendita di cani, gatti e conigli nei negozi, con l’intento di fermare il commercio di animali provenienti da allevamenti abusivi. D’ora in poi, chi desidera un animale domestico dovrà adottarlo tramite società umanitarie, rifugi o allevatori autorizzati. Questa misura è stata promossa dal “Puppy Mill Pipeline Act”, una proposta di legge bipartisan volta a contrastare le sofferenze degli animali costretti in gabbia e a migliorare le loro condizioni di vita. L’iniziativa ha preso piede dopo una causa legale contro la catena di negozi Shake A Paw, accusata di vendere cuccioli malati, alcuni dei quali sono deceduti.

Sotto la nuova legge, i negozi che violano il divieto potranno incorrere in multe fino a 1.000 dollari. Il provvedimento mira inoltre a incentivare le adozioni di animali abbandonati, sperando di sensibilizzare l’opinione pubblica sulle problematiche degli allevamenti intensivi. Alessandra Ferrari, responsabile dell’area Animali Famigliari di Lav, sottolinea che anche in Italia si chiede da anni un simile divieto. Le uniche misure adottate finora sono regolamenti comunali per vietare l’esposizione di cuccioli in vetrina, dove gli animali soffrono per il caldo, il freddo e lo stress provocato da contatti continui con il pubblico.

Ferrari aggiunge che la maggior parte dei negozi è l’ultima tappa di un traffico di cuccioli, principalmente dall’Est Europa, e questi animali spesso non ricevono le adeguate cure e attenzione. Vengono staccati precocemente dalle madri, portati in condizioni drammatiche e talvolta arrivano malati. La Lav si oppone a qualsiasi tipo di vendita di animali e alla selezione di razze, che tende a produrre individui con problemi di salute. Secondo Ferrari, l’unica forma accettabile di acquisizione di animali è l’adozione da canili o rifugi. In conclusione, la legge di New York rappresenta una svolta significativa nella questione dei diritti degli animali e l’auspicio è che altri paesi seguano l’esempio per garantire un trattamento più umano degli animali domestici.

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