“Io posso non essere d’accordo con quello che fa l’esercito israeliano: è ora di fermarsi, è ora di arrivare al cessate il fuoco. Ma non si tratta di genocidio a Gaza”. Così il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ha commentato la situazione attuale al termine delle celebrazioni per i 120 anni del Tempio Maggiore di Roma. Tajani ha specificato che i presupposti per definire un genocidio includono la predeterminazione e la decisione. In particolare, si è riferito agli eventi del 7 ottobre, descrivendo quegli attacchi come una “caccia all’ebreo” caratterizzata da “predeterminazione”. Ha poi fatto un confronto crudo, affermando che “vedere una madre violentata mentre mettono un neonato nel forno è una cosa che neanche la Gestapo e le SS facevano”.
Il ministro ha sottolineato l’importanza di distinguere tra legittima critica nei confronti di Israele e antisemitismo. “Il 7 ottobre dell’anno scorso – ha proseguito Tajani – si è ripetuta la stessa modalità, con la quale venivano presi e uccisi gli ebrei durante la seconda guerra mondiale”. Ha espresso preoccupazione per il riemergere di sentimenti antisemiti in Europa, evidenziando che ci sono “troppi rigurgiti antisemiti e troppi messaggi negativi”.
Tajani ha rimarcato che non è corretto confondere il legittimo dissenso rispetto alle politiche del governo israeliano con la lotta contro il popolo ebraico. Ha ritenuto che queste due questioni siano completamente separate e ha esortato a non confonderle, sottolineando che molti oggi sembrano fare proprio questo, il che è per lui motivo di grande preoccupazione. Il messaggio che intende trasmettere riguarda l’importanza di una critica costruttiva e informata, senza scadere in pregiudizi o in maniera di pensare che possa danneggiare l’identità e la sicurezza della comunità ebraica. Questo invito alla riflessione rappresenta un appello per una maggiore consapevolezza e responsabilità quando si discute di temi tanto delicati e complessi.
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