L’intelligenza artificiale sta rivoluzionando la medicina, in particolare nella gestione del dolore cronico, una condizione che colpisce milioni di persone nel mondo. Carla Ghelardini, esperta dell’Università di Firenze e coordinatrice del gruppo di studio sul dolore della Sif, evidenzia come le recenti ricerche e applicazioni tecnologiche stiano portando a trattamenti più efficaci e personalizzati. Circa il 20% della popolazione globale soffre di dolore cronico, e in Italia oltre 10 milioni di persone ne sono affette, con un gravissimo impatto sulla qualità della vita e un costo economico di circa 30 miliardi di euro all’anno.
Ghelardini sottolinea che il dolore cronico rappresenta una delle più grandi sfide della medicina moderna. Le terapie tradizionali spesso non forniscono un sollievo duraturo e possono avere effetti collaterali significativi. In questo contesto, l’intelligenza artificiale svolge un ruolo chiave, analizzando dati da cartelle cliniche e dispositivi indossabili per migliorare diagnosi e trattamento. Gli algoritmi avanzati possono identificare schemi e correlazioni che sfuggono ai medici, consentendo terapie personalizzate optimize per ogni paziente.
Un aspetto promettente della ricerca riguarda l’uso di Pea, una sostanza lipidica che potrebbe contrastare la tolleranza agli oppioidi e migliorare l’efficacia del trattamento del dolore cronico. L’uso di Pea ultramicronizzata facilita l’assunzione orale e potenzia l’effetto antalgico degli oppioidi. Ghelardini evidenzia anche il ruolo della neuroinfiammazione nel dolore cronico, dove la Pea ultramicronizzata agisce come modulatore dell’infiammazione, riducendo i dolori persistente senza effetti collaterali dannosi.
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