La parallasse è un fenomeno ottico che fa sembrare un oggetto spostarsi a seconda del punto di vista dell’osservatore. Questa idea si estende anche alla psicologia sociale, dove le risposte individuali sono influenzate dal gruppo. In particolare, in un contesto politico come quello dell’Ungheria governata da Orbán, si riflette su temi di identità di genere e appartenenza etnica. Il regista Kornél Mundruczó, in collaborazione con Kata Wéber, esplora queste dinamiche nel suo spettacolo “Parallax”, che debutta al Piccolo Strehler. Questo evento è uno dei più attesi della stagione, segnando un’importante iniziativa di politica culturale.
Lo spettacolo si presenta come una rappresentazione intensa e provocatoria, rigorosamente vietata ai minori di 18 anni, che affronta una saga familiare ambientata in un appartamento di Budapest. Qui, tre generazioni si confrontano su eredità storiche e identità, con la nonna che rifiuta una medaglia per la sua sopravvivenza all’Olocausto, la madre che deve provare le proprie origini ebraiche per garantire l’accesso a una scuola, e il figlio adulto che si ribella alle politiche conservatrici dopo aver rivelato la sua omosessualità. La domanda centrale è provocatoria: quando l’identità diventa un privilegio e quando diventa un peso?
Mundruczó sottolinea l’importanza di riavvicinarsi attraverso storie complesse e conflittuali, suggerendo che la narrazione è una nuova forma di avanguardia. Inoltre, è prevista una proiezione speciale di “Parallax” al cinema Beltrade, con una versione cinematografica che arricchisce ulteriormente il dialogo su queste tematiche.