L’ex Ministro della Cultura, Dario Franceschini, torna in libreria con il suo romanzo “Aqua e tera” (La nave di Teseo), un’opera che unisce amore, inclusione sociale e politica, ambientata a Ferrara tra gli anni conclusivi della Prima Guerra Mondiale e i primordi della Seconda, durante l’ascesa della dittatura fascista. Il libro si intreccia tra fatti storici e narrazione autobiografica, includendo figure familiari dell’autore, come i nonni e il padre. Franceschini trae ispirazione dalle storie ascoltate nella sua infanzia, popolando il racconto di personaggi leggendari legati alla resistenza partigiana.
Il romanzo pone forte enfasi su Ferrara, il suo territorio e le sue tradizioni, mettendo in risalto le storie di uomini e donne che, nel tempo, sono diventati solo nomi di strade nella memoria collettiva. Franceschini utilizza uno stile semplice e accessibile, a volte arricchito da elementi dialettali, per esplorare due temi diffusi: la saga familiare e l’empowerment femminile, inclusa una relazione omosessuale. Nonostante queste apparenti convenzioni, il libro si configura soprattutto come una ricostruzione storica che riporta alla luce eventi dimenticati.
Uno degli snodi narrativi principali è il conflitto tra le Leghe Rosse e il fascismo emergente, inquadrato nella violenza che si abbatté sulla rivoluzione agraria. Franceschini distingue chiaramente tra buoni e cattivi, offrendo una prospettiva che fa luce su un’epoca cruciale della storia italiana. “Aqua e tera” evoca un’immagine in bianco e nero, ma risulta nel complesso più complesso e profondo di quanto sembri, esplorando le sfumature dell’animo umano, tra cui le incertezze e le contraddizioni dei personaggi.
Nonostante il libro affronti temi complessi, come il ruolo delle donne e il rispetto delle relazioni omosessuali, l’autore non risparmia critiche verso il passato, invitando alla memoria come strumento di prevenzione contro estremismi inumani. La narrazione dichiara: siamo stati testimoni di violenza e protesta, ma è essenziale trarre insegnamenti dagli errori storici per non ripeterli. Alla fine, Franceschini sottolinea che l’amore, al di là delle divisioni, è ciò che realmente persiste.