L’idea di Dario Franceschini di presentarsi alle elezioni in modo autonomo, senza alleanze strutturali nel centrosinistra, sembra ispirarsi al concetto di “marciare divisi, colpire uniti”. Franceschini propone di stringere accordi nei collegi uninominali per battere i candidati di destra, affermando che l’Ulivo e l’Unione del secondo Prodi non torneranno. Questa proposta ha trovato riscontro positivo al di fuori del Partito Democratico, con il capogruppo M5s in Senato, Stefano Patuanelli, che la considera interessante anche se con delle differenze rispetto al Movimento.
Tuttavia, all’interno del Partito Democratico, l’idea suscita scetticismo. Alcuni membri avvertono che considerarsi “unitari” potrebbe essere più efficace, e la segretaria Elly Schlein ha preferito non entrare nel dibattito, evidenziando l’importanza di concentrarsi su temi concreti. Critiche emergono anche per la tempistica del discorso di Franceschini, per il quale è troppo presto per affrontare una modifica della legge elettorale.
Franceschini sembra proporre un centro libero di correre con più formazioni, districandosi in un sistema elettorale complesso. Questa idea ha ricevuto una risposta negativa da Forza Italia, che si oppone a qualsiasi forma di egemonia del Pd. Dalla parte del Pd, si riconosce che, nonostante il rifiuto del ritorno alla legge proporzionale, il partito deve ancora guadagnarsi la credibilità necessaria per diventare un punto di riferimento per un’alternativa di governo. L’analisi di Stefano Ceccanti sottolinea che il Pd deve risolvere le sue contraddizioni interne prima di pensare a cambiamenti di legge efficaci.