Le pensioni e l’assegno sociale sono misure differenti: le prime derivano dai versamenti contributivi e dal lavoro, mentre l’assegno sociale è destinato a chi si trova in difficoltà economica e non ha diritto a una pensione. L’assegno sociale, appartenente al sistema assistenziale, può talvolta risultare più elevato della pensione di vecchiaia, come nel caso di un lettore, Mario, che con 21 anni di contributi percepisce 520 euro al mese, meno della sorella, che riceve di più senza avere versamenti, grazie all’assegno sociale.
Il sistema pensionistico italiano si basa prevalentemente sul metodo contributivo, applicato interamente a chi ha iniziato a lavorare dopo il 1995. Chi ha una carriera lavorativa breve accumula pochi contributi, dunque la pensione risulta bassa. Mario, con la sua carriera, riceve una pensione calcolata solo sui contributi versati, escludendo le maggiorazioni sociali.
L’assegno sociale, erogato a chi ha 67 anni e vive in gravi condizioni economiche, avrà nel 2025 un importo massimo mensile di 538,69 euro. Al contrario, le pensioni, calcolate in base ai contributi, possono risultare inferiori. Ad esempio, un lavoratore con uno stipendio lordo di 1.200 euro per 20 anni versa circa il 33% in contributi, generando un montante di circa 100.000 euro, trasformato in una pensione di circa 430 euro mensili.
Questo spiega perché molti pensionati percepiscano somme inferiori rispetto all’assegno sociale, evidenziando una disparità che alimenta tensioni sociali e il dibattito sulle politiche previdenziali in Italia.