La politica estera diventa sempre più un terreno di confronto per i partiti e le scelte del governo, specialmente alla luce delle recenti evoluzioni europee. Dopo l’invasione russa dell’Ucraina e la presidenza Trump negli Stati Uniti, i tradizionali schemi di interpretazione della realtà internazionale sono stati sconvolti, generando incertezze e contraddizioni nel panorama politico nazionale.
La premier Meloni, inizialmente pro-Trump, ora cerca un approccio più bilanciato, cercando di unire la solidarietà europea con i rapporti atlantici, messi alla prova dalle posizioni del tycoon. Nella sua coalizione, la linea europeista del ministro degli Esteri Tajani si scontra con il “trumputinismo” di Salvini. Nelle opposizioni, Conte mantiene i legami storici con Trump e la Russia, mentre Schlein è divisa tra il pacifismo del suo partito e la spinta riformista per una difesa europea sostenuta dal piano di Von der Leyen.
Il dibattito sugli armamenti rappresenta una sfida politica per il futuro dell’Europa, ora accentuato dal contributo del premier britannico Starmer. Prossimamente, si voterà sull’acquisto di ulteriori F-35, una questione complessa che coinvolge vari partiti, come M5S, Lega e Pd, ognuno con la propria storia rispetto al progetto.
In questo contesto, il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, si distingue per la sua posizione chiara e netta, rifiutando neutralismi ambigui e mantenendo la cautela necessaria per evitare azioni affrettate, come l’invio di truppe in Ucraina. Sottolinea l’importanza di cercare una pace giusta e duratura, lontana dalla prepotenza.