Due notizie in apparenza scollegate hanno caratterizzato il dibattito politico recente: in Germania si discute dell’eventuale superamento del “freno al debito” mentre in Italia si ragiona sull’iniziativa di von der Leyen per rinforzare la difesa europea contro l’imperialismo russo. Questi sviluppi sono collegati dalla gestione delle dinamiche di partito: in Germania, partiti storicamente avversari si alleano per affrontare una crisi comune, mentre in Italia le divisioni politiche impediscono un dialogo costruttivo.
In Germania, il nuovo cancelliere Friedrich Merz cerca di modificare una norma costituzionale che limita il debito, necessario per fronteggiare la recessione e rafforzare la difesa contro minacce esterne. Questo approccio ha già portato segnali positivi nei mercati e indica una maturità politica superiore a quanto previsto.
Al contrario, in Italia manca una visione unitaria sulla politica economica e sulla difesa. Le attuali posizioni, influenzate da una visione pacifista obsoleta, non riconoscono la realtà di un crescente rischio bellico in Europa, aggravato da cambiamenti globali. La proposta di un esercito comune europeo, sebbene allettante, è impraticabile senza un forte consolidamento politico e strutturale, mentre l’idea di potenziare le forze armate nazionali e sviluppare un’industria della difesa sostenibile appare più realistica.
Tuttavia, l’attuazione di politiche di riarmo richiede investimenti significativi, che necessitano di finanziamenti solidali europei, un tema difficile da affrontare con le tensioni attuali. L’Italia, per affrontare questa sfida, non può permettersi di considerare la questione della difesa come un’opportunità per conflitti interni, ma deve invece agire in modo serio e responsabile, aprendosi a imparare dagli errori altrui, come dimostra la Germania.