Il Movimento Internazionale dei sacerdoti sposati, fondato da don Giuseppe Serrone, chiede di essere riammesso nella Chiesa. Don Serrone condivide la sua esperienza da sacerdote fino al 2002, anno in cui ha sposato Albana Ruci, una giovane albanese che lo ha assistito durante un infortunio. Sottolinea che la relazione è iniziata solo dopo aver ricevuto la dispensa dagli obblighi sacerdotali e aver regolarizzato il matrimonio religioso. In un appello al Papa, Serrone afferma che i sacerdoti sposati costituiscono una risorsa preziosa per le diocesi e le parrocchie, e ricorda che matrimonio e ordine sacro possiedono una storicità di conciliazione nelle prime comunità cristiane.
Don Serrone chiede a Papa Francesco di accogliere nuovamente i sacerdoti sposati che hanno seguito un percorso conforme al Diritto Canonico e che sono pronti a impegnarsi a livello pastorale. Anche la moglie Albana si unisce a questo appello, esprimendo il desiderio di vedere i sacerdoti sposati reintegrati nel ministero sacerdotale, soprattutto nel contesto del Giubileo del 2025. Racconta la sua personale esperienza dolorosa, correlata a pregiudizi e stigma, derivante dalla sua relazione con don Giuseppe. Nel 2004, i traumi subiti a causa di un’aggressione legata alla loro storia d’amore l’hanno portata in un ospedale psichiatrico, e riflette su come anche le famiglie dei sacerdoti affrontano umiliazioni per il semplice fatto che questi decidano di intraprendere un percorso diverso dalla celibato.
Albana ribadisce che non hanno lasciato la Chiesa, ma che si sentono ancora parte di essa. La riammissione nel sacerdozio sarebbe per loro una fonte di gioia duratura e infinita, un passo che potrebbe migliorare la loro vita ma, più importante, il benessere della loro comunità. Chiedono rispetto e riconoscimento per i loro sentimenti e il loro percorso spirituale, auspicando una maggiore apertura da parte della Chiesa verso i sacerdoti sposati e le loro famiglie.