La recente tornata referendaria in Italia ha visto un’affluenza del 30,6%, ben al di sotto del quorum necessario del 50% + 1. Nessuno dei cinque quesiti ha raggiunto nemmeno lontanamente la soglia, e sorprendentemente, un terzo di coloro che hanno votato sul tema della cittadinanza ha bocciato il quesito. Nonostante ciò, il Partito Democratico (Pd) ha cercato di interpretare il risultato a suo favore, sostenendo che la vera vincitrice sia la destra, rappresentata dal governo di Giorgia Meloni.
La maggioranza non è preoccupata, ritenendo che le differenti tipologie di voto non siano comparabili. Inoltre, se si considerano i risultati specifici, le argomentazioni del Pd diventano più deboli, poiché la maggior parte degli elettori che hanno votato per la sinistra e il Movimento 5 Stelle nel 2022 ha espresso un no ai referendum sul lavoro. La destra, infatti, ha evitato che l’opposizione attragga nuovi sostenitori.
Maurizio Landini, leader sindacale, si lamenta che se il dibattito fosse stato maggiormente incentrato sui meriti dei quesiti, il risultato avrebbe potuto differire. La destra, però, festeggia il risultato come un potenziamento del governo, sostenendo che il voto abbia rigettato la visione della sinistra sui temi dell’immigrazione.
In seguito alla débâcle referendaria, alcune figure politiche hanno iniziato a proporre modifiche alle regole del referendum, con richieste di innalzare a un milione le firme necessarie per avviare nuovi quesiti. Tuttavia, il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, ha chiarito che al momento non ci sono piani concreti in tal senso. Oggi si svolgerà un vertice tra i leader di maggioranza per discutere eventuali cambiamenti nelle regole per le elezioni di sindaci e governatori.
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