Il mancato raggiungimento del quorum al referendum era atteso, con commenti e analisi già in circolazione. Alcuni vedono nei quasi quindici milioni di voti per i cinque Sì una base per costruire un’opposizione sociale al governo Meloni. Tuttavia, c’è scetticismo, simile a quello che accompagnò il consenso per Italia Viva di Renzi.
Ci sono proposte per abbassare il quorum, sostenute da Giuseppe Conte e i Radicali, ma che sollevano dubbi di legittimità dato il basso tasso di affluenza ai referendum recenti. Polimenti di moralismo sull’astensionismo stanno emergendo, con giudizi severi sul popolo non votante. Tuttavia, si aggiunge la necessità di considerare l’efficacia dello strumento referendario, in particolare su quesiti complessi e tecnici.
I referendum sulla legislazione del lavoro, ad esempio, erano complicati, rendendo difficile per l’elettorato comprendere le implicazioni di un eventuale cambiamento normativo. Il referendum sulla cittadinanza, anche se più chiaro, ha messo in luce la resistenza a estendere diritti a minoranze. La comunicazione fuorviante ha alimentato paure infondate, creando un clima di tensione.
Va notato che l’astensionismo, sebbene criticabile, è legittimo nel contesto attuale: i referendum recenti si concentrano su temi poco comprensibili per il pubblico generale. Si pone quindi la questione se il referendum sia lo strumento adeguato o se sia necessaria una battaglia politica più ampia, soprattutto su temi di rilevanza sociale come la politica del lavoro. Alla luce di ciò, si suggerisce di ripensare la funzione del referendum nel contesto contemporaneo.
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