Mentre l’Italia si prepara a una nuova tornata elettorale, la mancanza di una riforma significativa sul finanziamento dei partiti e sulla comunicazione politica costituisce una questione centrale. Dal 2014, il finanziamento pubblico è stato praticamente abolito, in seguito a una crescente demonizzazione del sostegno statale alla politica. Questo ha lasciato un vuoto, con i partiti che ora dipendono da microdonazioni, contributi volontari e sponsorizzazioni private, spesso prive di controlli adeguati. Questo scenario solleva timori riguardo all’influenza sproporzionata dei centri di potere economico sulla politica, minando il principio di uguaglianza democratica.
In parallelo, la comunicazione politica è diventata caotica, dominata da reti sociali e messaggistica istantanea, che sostituiscono i tradizionali spazi di dibattito. La normativa vigente non tiene il passo con questa evoluzione, risalendo a un’epoca dominata dalla televisione, e la mancanza di tracciabilità nella pubblicità online rappresenta una vulnerabilità. Di conseguenza, le elezioni risultano sempre più influenzate da chi può permettersi di pagare per visibilità e algoritmi, facendo sì che il messaggio politico si riduca a slogan mirati a emozioni piuttosto che a proposte concrete.
È necessaria una riforma radicale che ripensi il finanziamento pubblico come strumento di autonomia dalla finanza privata. Inoltre, è essenziale regolamentare la comunicazione digitale in modo da assicurare trasparenza e parità di accesso. La democrazia richiede un impegno serio e non può essere lasciata in balia delle manipolazioni economiche.
Elaborazione AI: RassegnaNotizie.it
Fonte: www.corrierenazionale.net