Un caso di malasanità ha suscitato un grande clamore mediatico a Roma, riportato dal Corriere della Sera. La vicenda riguarda un 35enne che, nel maggio 2024, si era recato al Policlinico Umberto I per rimuovere un dente del giudizio e una cisti. Dopo l’estrazione, l’esame istologico ha rivelato, a giugno, una grave diagnosi: tumore, necessità di rimuovere la mandibola e terapia chemioterapica. A luglio, il paziente viene operato; dopo la chirurgia, però, sviluppa una paralisi facciale sul lato destro e forti dolori.
A settembre, il referto della biopsia sull’osso mandibolare asportato risulta negativo. I medici affermano che l’intervento ha impedito la diffusione del tumore e che la chemioterapia non è più necessaria. Tuttavia, il paziente ha dei dubbi e decide, insieme alla propria compagna, di far analizzare i campioni in un secondo laboratorio, l’università Cattolica. Qui si scopre l’errore: il Dna analizzato non appartiene al 35enne, suggerendo che è stato operato per sbaglio a causa di uno scambio di biopsie.
Il paziente è vivo, ma non aveva il tumore, mentre rimane incerta la sorte di chi, invece, ne era affetto. Non è chiaro se l’esito dell’esame istologico sia stato comunicato in tempo alla persona realmente malata. È stata avviata un’indagine dopo la denuncia contro il Policlinico Umberto I, a seguito dell’intervento non necessario e delle gravi conseguenze per il paziente coinvolto.