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lunedì, 21 Aprile, 2025
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Rivoluzione Creativa: Oltre la ‘Marvelizzazione’

La «morte della cultura» è un tema ricorrente negli ultimi decenni, soprattutto in seguito all’industrializzazione dei processi culturali. Vanni Codeluppi, sociologo all’Università di Modena, esplora nel suo libro “La morte della cultura di massa” il concetto di «morte» della cultura di massa, sostenendo che la riconfigurazione del prodotto culturale ne comporta un impoverimento intrinseco. Codeluppi differenzia tra l’arte genuina e l’intrattenimento, evidenziando la scomparsa del midcult, una forma intermedia tra le due.

Le implicazioni di queste riflessioni sono radicate nel XX secolo e si confrontano con il postmoderno, un’epoca in cui i tradizionali criteri di giudizio estetico e politico iniziano a vacillare, separando l’estetica dalla dimensione politica e sociale. Questa «morte della cultura di massa» non ripristina un modello elitario pre-moderno, ma distorce il dibattito artistico contemporaneo, influenzando sia la cultura popolare che quella alta.

Codeluppi afferma che ci troviamo in una fase di crisi dei fondamenti delle arti umane, senza scivolare in una nostalgia per il passato. Si vive un’epoca caratterizzata dalla «marvelizzazione della cultura», un culto del simulacro che disgiunge l’esperienza artistica dalla realtà. Ci sono ancora linguaggi e generi codificati, ma privi di un collegamento autentico con la realtà e la sua trasformazione. Il «culto del banale» e un atteggiamento ludico permeano la serialità audiovisiva, con una crescente «pop-izzazione» della cultura. Di fronte alla digitalizzazione dei processi culturali, Codeluppi propone una resistenza attiva, piuttosto che una contemplazione nostalgica del passato.

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