Il viceministro Maurizio Leo ha annunciato un aumento della ritenuta sulle plusvalenze delle criptoattività dal 26% al 42%, suscitando indignazione tra gli investitori, principalmente giovani, che via social criticano aspramente il Governo. Questa misura è vista come un attacco ingiusto, creando preoccupazioni su possibili disparità di trattamento degli investitori e sulla sua compatibilità con il Diritto UE. La reazione degli investitori è di speranza che il governo possa rivedere questa posizione prima della formalizzazione della legge.
Le parole di Leo, che esprimono intenzioni di una tassazione più alta sulle monete digitali, sono state interpretate come un ulteriore passo verso la discriminazione delle criptoattività, mentre il ministro Giancarlo Giorgetti affermava che la nuova legge di Bilancio non avrebbe previsto aumenti fiscali e avrebbe anzi incentivato la crescita. Questa apparente contraddizione solleva interrogativi sulla reale strategia del Governo verso il settore delle criptovalute.
Le preoccupazioni si ampliano considerando l’atteggiamento del Governo, che sembra voler ostacolare l’uso delle criptoattività attraverso misure legali e normative, oltre a una campagna mediatica di disinformazione. La situazione richiama alla mente i primi anni 2000, quando si cercava di stigmatizzare l’internet e scoraggiare gli investimenti nella tecnologia emergente. La decisione di tassare pesantemente le criptoattività è vista come un segno di miopia da parte delle autorità italiane, che rischiano di perdere opportunità significative di innovazione e sviluppo economico.
Il Governo sembra focalizzarsi unicamente sull’aspetto finanziario delle criptovalute, trascurando il potenziale tecnologico della blockchain, che potrebbe rappresentare grandi possibilità per il made in Italy e la supply chain. Questa visione ristretta e retrograda rischia di frenare l’innovazione, danneggiando la crescita di una nuova economia e spingendo gli investitori a cercare soluzioni estreme, come il trasferimento di capitali all’estero. La questione centrale è se equiparare le criptoattività a valute estere o a prodotti finanziari sia un errore strategico, in grado di ostacolare lo sviluppo economico e innovativo dell’Italia.
👉 Vai alle offerte in vetrina
