L’Università di Ferrara prosegue il suo impegno per promuovere il benessere psicofisico degli studenti universitari nell’ambito del progetto ‘Prisma’, una rete che vede il coinvolgimento di altre sette università italiane e dell’Accademia di Belle Arti di Venezia. Un’indagine quali-quantitativa su vasta scala ha coinvolto circa 15mila partecipanti provenienti dagli Atenei della rete Prisma, con l’obiettivo principale di valutare il benessere soggettivo degli studenti e i loro stili di vita.
L’indagine ha cercato di comprendere come fattori universitari e esterni abbiano influenzato lo stato di salute mentale, tenendo in esame gli indicatori di ansia, stress e depressione. La Rettrice dell’Università di Ferrara, Laura Ramaciotti, ha affermato che questo risultato è importante non solo per la comunità universitaria, ma anche per il mondo accademico in generale, raggiungendo una comunità vasta e vitale di 263.850 studenti, 8.576 docenti e 7.185 personale tecnico-amministrativo.
I risultati dell’indagine hanno individuato tre gruppi principali: il 24% degli studenti gode di un alto benessere, la maggior parte (59-60%) si colloca in una condizione moderata e il 14% manifesta apatia e mancanza di scopi. L’analisi demografica ha emerso una netta prevalenza del genere femminile (69,78%) e la maggioranza di studenti (61,65%) iscritta a un corso di laurea triennale.
I punteggi di benessere complessivo si sono attestati su valori medio-alti, ma la dimensione del benessere sociale è risultata la meno robusta. Oltre il 40% degli studenti ha riportato punteggi al di sopra della soglia clinica per l’ansia e circa il 37% per la depressione, con lo stress che è risultato il principale predittore negativo. Il 67,4% degli studenti con ansia elevata non ha usufruito di supporto specialistico, evidenziando un ampio bisogno insoddisfatto.
I fattori protettivi chiave sono risultati essere lo svolgimento di attività sportiva e una sufficiente durata del sonno notturno, che sono stati associati a maggiore benessere, grinta e supporto sociale. L’urgenza principale è stata intercettare e supportare le fasce più vulnerabili, come i ‘languishing’ e gli studenti con Dsa.

