La salute mentale delle persone con HIV è un tema cruciale e attuale, che merita di essere approfondito per migliorare la qualità della vita di questi pazienti. Recentemente, lo studio Neuro-Insti ha messo in luce l’importanza di considerare questi aspetti nella terapia.
Condotto dal gruppo Cisai e pubblicato su BMC Infectious Diseases, lo studio ha analizzato 2.922 pazienti italiani in terapia con inibitori dell’integrasi (Insti), una delle classi di farmaci antiretrovirali più diffuse. Parte del progetto nazionale Scolta, attivo in 25 centri, la ricerca è stata coordinata dalla dottoressa Eleonora Sarchi presso la Struttura Complessa di Malattie Infettive dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Alessandria, diretta dal Dott. Cesare Bolla.
I dati hanno evidenziato che gli effetti collaterali neuropsichiatrici gravi sono rari, registrando circa 1 o 2 casi ogni 100 persone all’anno, e le sospensioni della terapia per questi motivi sono ancor più rare. Tuttavia, è emerso un rischio aumentato di disturbi come insonnia, ansia e depressione, soprattutto nei pazienti con fragilità pregresse, in particolare quelli con comorbilità psichiatriche o che assumono droghe per via endovenosa.
Tra i farmaci analizzati, Raltegravir ha mostrato un’incidenza più elevata di eventi avversi, mentre Bictegravir si è rivelato con un profilo di sicurezza migliore, risultando una scelta preferenziale per i soggetti vulnerabili.
I risultati dello studio confermano l’importanza di terapie personalizzate, che considerano non solo l’efficacia virologica ma anche il benessere psichico dei pazienti, evidenziando l’approccio multidisciplinare sostenuto dal Dipartimento Attività Integrate Ricerca e Innovazione.
Elaborazione AI: RassegnaNotizie.it
Fonte: alessandrianews.ilpiccolo.net