Il recente scambio telefonico tra Matteo Salvini e il vicepresidente americano JD Vance ha riacceso le discussioni sulla divergenza nella politica estera italiana. Mentre alcuni lodano il rafforzamento dei legami con gli Stati Uniti, altri avvertono i rischi di un approccio disorganizzato che potrebbe danneggiare la credibilità del governo. Durante la conversazione, Vance ha espresso apprezzamento per l’ospitalità ricevuta in Italia, e Salvini ha proposto una futura missione negli Stati Uniti per mettere in luce le opportunità per le imprese italiane e le eccellenze nel settore infrastrutturale. I due leader hanno concordato sulla necessità di affrontare la pace in Ucraina e di adottare politiche contro l’immigrazione illegale.
Salvini ha criticato l’idea di investire enormi somme in armamenti, sostenendo che sia più saggio lavorare per la pace e il disarmo. Ha anche espresso fastidio per le restrizioni precedenti imposte dall’Unione Europea sulla spesa italiana. Nonostante ciò, da Palazzo Chigi non sono giunti commenti ufficiali, ma vi è un malcontento per l’iniziativa di Salvini, ritenuta non concordata con la premier Giorgia Meloni o il ministro degli Esteri Antonio Tajani.
Critiche all’operato di Salvini sono arrivate anche dall’opposizione, evidenziando la necessità di una politica estera unificata. Alcuni esponenti politici denunciano una frattura all’interno del governo, sottolineando che Salvini sta cercando di accreditarsi come interlocutore diretto con Washington, ignorando le gerarchie interne. Infine, l’accordo tra Salvini e Vance è stato accolto positivamente da alcune figure del settore tecnologico, che vedono nel riconoscimento delle competenze americane un’opportunità per rafforzare i legami bilaterali.
